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nov 2, 2013 articoli numero 2

La “scoperta” dell’Arte Etrusca negli anni venti e trenta

La “scoperta” dell’Arte Etrusca negli anni venti e trenta

Cenni per un percorso tra arti maggiori e decorative

a cura di Silvia Ciappi

Tra gli anni Venti e Trenta, l’arte figurativa privilegia opere e oggetti lineari, forme scarne e abbozzate, quasi lasciate incompiute. E’ l’inizio di una rivalutazione della civiltà etrusca, poco nota ma dotata di fascino: l’arte dei primitivi è vista come modello da opporre agli artifici decorativi, privi di contenuti estetici. La risposta dell’arte vetraria sta nei vasi massicci a bollicine e nei vetri grossi tipici delle vetrerie empolesi degli anni Trenta, anni in cui, accanto al fervore degli studi sull’arte etrusca, la cultura fiorentina avvia una rilettura dell’arte rinascimentale. Ci si adegua al nuovo gusto e si realizzano oggetti come brocche e vasi dal corpo globulare con collo corto e cilindrico: forme che imitano le tipologie rinascimentali e si adattano alle esigenze della borghesia, pronta ad ostentare il lusso di pezzi unici.

Link all’articolo in formato PDF

n2_scoperta_arte_etrusca