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mar 12, 2018 Alter Milliarium

I petroglifi di monte Cotrozzi

I petroglifi di monte Cotrozzi

Il punto sulle ricerche nel sito di S. Maria del Giudice (Toscana)

Giancarlo Sani

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Il Sito

I Monti Pisani sono un sistema montuoso di modeste dimensioni, situato nella parte centro-nord della Toscana, e si estendono principalmente da nord-est verso sud-ovest separando le città di Pisa e Lucca. I rilievi sono tutti di altezza inferiore ai 1000 m, e alcuni sono poco più che colline. Monte Cotrozzi è una collinetta che raggiunge i 242 metri sul livello del mare e si trova a sud-est del Moriglion di Penna (542 m s.l.m.) tra S. Maria del Giudice e S. Lorenzo a Vaccoli. Si raggiunge l’altura con un ripido sentiero che si snoda tra resti di antiche cave di calcare.

L’altura di Monte Cotrozzi

L’altura di Monte Cotrozzi

Rinvenimenti archeologici

In passato l’area di S. Maria del Giudice è stata oggetto d’indagini archeologiche che avevano restituito un’ascia di bronzo a margini rialzati e frammenti fittili databili con l’età del bronzo finale e del Ferro iniziale (P. Mencacci, 1974), reperti vascolari etruschi e alto medievali (P. Mencacci, M. Zecchini, 1976), ceramiche medievali (M. Zecchini, 1972). Si hanno indizi della presenza di un castelliere in epoca ligure e nel  X secolo, per opera dei signori longobardi di Vaccoli, fu eretta proprio sull’altura di Coterozzo (Monte Cotrozzi) una piccola fortificazione per dominare sulla valle del Guappero e controllare la via che univa Lucca a Pisa. Un documento conservato nell’Archivio Arcivescovile di Lucca fa risalire al 1079 il suo abbattimento.

La prima segnalazione e l’inizio delle ricerche

Le prime segnalazioni di “strani” segni presenti su alcune rocce nei pressi della foce posta tra le pendici del Moriglion di Penna e il monte Cotrozzi risalgono al 1970 quando un giovane studente universitario notò una piatta lastra calcarea interamente incisa con coppelle unite da canalette che formava un enigmatico reticolato. In seguito fu individuata una tomba completamente svuotata da ignoti e clandestini “archeologi”. Venuti a conoscenza della scoperta della misteriosa roccia scolpita e della tomba violata l’intera area intorno all’antico passo fu soggetta a un’attenta indagine da parte di membri del Centro Studi Archeologici di Lucca che scoprirono altre incisioni di varia tipologia e un’altra tomba anch’essa profanata e alcuni tumuli saggiati e abbandonati. Dai primi anni ‘80 il Gruppo Archeologico Pisano avviò una campagna esplorativa alla ricerca di nuove rocce istoriate che ha portato alla scoperta di nuove rocce con graffiti di varia epoca. Da oltre dieci anni il monte Cotrozzi è indagato dal gruppo Terre Alte Toscano che ha individuato nuovi segni e formulato alcune ipotesi interpretative.

La prima tomba con a destra il cerchio con croce inscritta su basetta triangolare

La prima tomba con a destra il cerchio con croce inscritta su basetta triangolare

Le tombe

La prima tomba si trova alla sella che divide il monte Penna da quello di Cotrozzi, nelle immediate vicinanze delle rocce incise. La tomba misura circa m. 2 x 0,80 ed è costruita con muretti a secco formati da pietre di calcare appena sbozzate. L’orientamento dell’asse maggiore è est-ovest. Sul masso calcareo che costituisce la testata orientale della tomba sono incisi quattro segni con tratto largo e profondo:
1. Cerchio con croce inscritta su basetta triangolare.
2. Cerchio come il precedente.
3. Cerchio come il precedente, con basetta triangolare fornita di alto stelo inciso con tratto più profondo.
4. Cerchio con croce inscritta, malamente conservata.
All’esterno, nella terra di riporto sono stati rinvenuti frammenti di ceramica alto-medievale d’impasto grossolano. Infine su di un blocco squadrato (oggi trafugato), tolto dalla sede originaria dai clandestini si trovava incisa una croce monogrammatica o croce ansata e un segno identificabile in una G rovesciata.
Recentemente sono stati scoperti (G. Panigada – R. Simonetti, 2011) due piccoli cerchi incisi su una grande pietra, squadrata e verticale, che si trova alla parte opposta della testata. Misurano quattro e cinque centimetri di diametro e quello più grande ha al centro una piccola coppella.
La seconda tomba si trova più in alto, a lato della traccia di sentiero che risale le pietraie del Penna, in una zona povera di segni incisi. Al momento è stato individuato solo un cruciforme. Questa tomba, più piccola della precedente, misura m. 1,50 x O, 50 e si differenzia per la forma e per essere costruita con pietre sbozzate più regolari. Come quella della sottostante foce è stata completamente svuotata e non sono state trovate né ossa né altro materiale che potesse essere utile per una possibile attribuzione cronologica, anche se i reperti di ceramica alto-medievale trovati non in situ sono indicativi. La terza tomba è situata ancora più in alto ed è stata solo parzialmente saggiata e poi abbandonata.

La Fossa

Nei pressi della cima del monte si apre una piccola radura pianeggiante con numerosi blocchi calcarei emergenti tra lentischi e arbusti vari. Al centro una fessura che ha restituito molti frammenti di ceramica e ossa di animali domestici. I frammenti fittili sono stati divisi in tre classi e successivamente studiati dal punto di vista tipologico.
a) ceramica grossolana
b) ceramica semifine
c) ceramica fine
Della prima classe sono stati recuperati ventuno grossi frammenti attribuibili a dolli –olle, quindici orli fortemente riversi, tre cordoni lisci ricavati, due anse.
La classe della ceramica semifine è quella che ha restituito il maggior numero di reperti: circa trecento.
Anse, orli diritti e arrotondati, fondi di grossi vasi, frammenti di piatti e piccole ciotole e un grande frammento di vaso a pareti bombate dove si legge due lettere di un’iscrizione etrusca: la prima è una L, la seconda è di difficile lettura dato che l’elevato stato di corrosione in quel punto impedisce di capire se sono due o tre le linee orizzontali che si innestano nel ramo verticale, comunque trattasi di una E o di una V. Nella ceramica fine sono emersi cinquantasette frammenti di orli, fondi di ciotole e vasi di forma imprecisata. La fossa ha restituito anche sei frammenti di oggetti in ferro e due ciottoli probabilmente usati come pestelli o macinelli.
Dallo studio dei reperti “si può dire con certezza che la sommità di monte Cotrozzi è stata frequentata dal VI secolo a.C. al VI – VII secolo d. C, come testimoniano l’ansa a tortiglione, il frammento di vaso con l’’iscrizione e dal vasellame più recente rappresentato dalla ceramica aretina e alto medievale”.

Le incisioni rupestri

Roccia delle Vasche

Si tratta di un’ampia lastra calcarea posta sul lato ovest della foce, Sulla piatta roccia (4,60 m. x 3,70 m.) sono state scolpite quattro vaschette quadrate e rettangolari di varie misure e profondità. Dalla vaschetta centrale partono due canaletti che si esauriscono sulla superficie rocciosa dopo un percorso sinuoso, Sotto il lato sud della vaschetta abbiamo le piccole incisioni di due quadrupedi, molto probabilmente pecore, associate a due lettere latine; la prima è sicuramente una B la seconda è di difficile lettura. La tipologia delle lettere di particolare grafia sembrano indicare la loro esecuzione a un’epoca medievale. Sulla sinistra sono incise una piccola croce e tre fori uniti da un canaletto e, in ultimo, si nota la traccia di un’altra vaschetta non terminata. La datazione di queste incisioni è di difficile attribuzione e in ugual misura il significato.

La roccia delle vasche

La roccia delle vasche

Si può dire che nel panorama rupestre italiano la roccia delle Vasche ha molte caratteristiche simili con il Ciappo delle Conche nel Finalese (Liguria) e alcuni studiosi sostengono che svolgono la funzione di raccolta delle acque piovane e che sono relativamente moderne dato che sul calcare l’erosione agisce con rapidità.

Roccia dei fori

Questa roccia è sicuramente la più enigmatica dell’intero corpus delle incisioni rupestri del monte Cotrozzi. Le misure della lastra affiorante dal terreno, a pochi metri da quella delle Vasche, sono di circa 1,50 x 2,50 m. e presenta le incisioni di quarantadue fori e sei coppelle. I fori hanno un diametro che varia da uno a due centimetri e sono profondi circa otto e sembrano realizzati con un trapano a mano a cordicella di tipo arcaico. Quasi tutti i fori sono uniti da un canaletto che formano così un intrigato reticolato. La lastra presenta, nella parte centrale, una fenditura in parte naturale e in parte modificata artificialmente indicante esattamente il Nord.
Numerose le ipotesi formulate a riguardo del possibile significato e che cosa rappresenti. La prima impressione che si ha quando la vediamo è che sia comunque una mappa terrestre o astronomica.

Il ricercatore Sandro Mainardi in azione per il rilievo della roccia dei “fori”

Il ricercatore Sandro Mainardi in azione per il rilievo della roccia dei “fori”

Prima di parlare dell’ipotesi formulata da due giovani ricercatori credo sia importante arrivare a capo del seguente quesito: i fori sono stati fatti fin dal principio o erano coppelle e successivamente approfondite in tempo più recenti. L’archeologo Michelangelo Zecchini e il compianto Guglielmo Lera che hanno visitato e studiato la roccia anni fa sostengono che erano coppelle mentre il Gruppo Archeologico Pisano, che anni dopo ha fatto ricerche sul monte Cotrozzi, le ha viste come fori. Crediamo che riuscire a sapere come stanno esattamente le cose sarebbe importantissimo per il proseguo dello studio.

La roccia dei fori pronta per il rilevamento astronomico

La roccia dei fori pronta per il rilevamento astronomico

Recentemente i giovani ricercatori Panigada e Simonetti (2011) hanno elaborato una teoria astronomica per quanto riguarda la roccia con il misterioso reticolato. L’ipotesi astronomica gira intorno alla costellazione dello Scorpione, una delle più antiche “disegnate” dall’uomo e ricca di racconti che si perdono nella notte dei tempi: le anime dei morti sono accolte da una stella all’estremità della Via Lattea, là dove questa si biforca: essa indirizza i guerrieri lungo il sentiero fioco e difficile, e le donne e coloro che muoiono di vecchiaia lungo il sentiero più luminose e più facile. Le anime viaggiano dunque verso sud: alla fine del sentiero celeste sono accolte dalla Stella degli Spiriti, e là dimorano”. La luminosa e rossastra stella è Antares; i Sumeri la chiamavano Antarish, “colei che unisce terra e cielo, il punto di contatto tra umani e divinità, tra vita e morte”. I due ricercatori hanno fatto elaborazioni con software astronomici che li ha condotti alla simulazione del cielo, sopra Cotrozzi, al solstizio d’inverno intorno al 4000 a.C. Un’ipotesi affascinante, logicamente da verificare con cura con dati sempre più precisi. Dal 2013 sono riprese, da parte del Centro AR Toscano, le ricerche e lo studio dei petroglifi, con la collaborazione di Sandro Mainardi, informatico e buon conoscitore di nozioni astronomiche, sono iniziate le verifiche che ritenevamo importanti per cercare di risolvere il mistero della roccia dei fori, partendo però da un’altra ipotesi: la pietra specchio del cielo. I primi risultati elaborati vanno nella direzione della nostra intuizione e quanto prima contiamo di preparare una documentata relazione.

Rilievo del reticolato eseguito dal Centro AR Toscano nel 2015

Rilievo del reticolato eseguito dal Centro AR Toscano nel 2015

Sincronizzazione con la costellazione delle Pleiadi

Sincronizzazione con la costellazione delle Pleiadi

 

La Chiesa

Nei pressi di una cava, sulla sinistra, poco prima di arrivare alla foce si nota la grande incisione di una chiesa eseguita sia con incisioni lineari sia a martellina. La chiesa è molto dettagliata: scalinata, tre portali, cinque finestre con quella centrale grande e il campanile. Da notare che il campanile è scolpito a destra mentre le chiese romaniche della zona hanno tutte il campanile a sinistra. Potrebbe trattarsi di una chiesa di fantasia la cui esecuzione è databile, secondo il gruppo archeologico Pisano,  “tra la fine dell’età medievale e l’inizio dell’epoca moderna”.

L’incisione della Chiesa, probabile epoca medievale

L’incisione della Chiesa, probabile epoca medievale

Le rocce delle croci

Nella zona a est della prima tomba ci sono numerose incisioni: vaschette, coppelle, segni geometrici e croci probabili manifestazioni devozionali cristiane. Le principali sono due croci con le coppelle all’estremità che sormontano il calvario e a pochi metri di distanza un crocifisso circondato da piccolissime croci e una coppella.

Roccia della pistola

L’incisione della pistola

L’incisione della pistola

A testimonianza che l’attività incisoria sul monte Cotrozzi sia durata molti secoli e sia arrivata ai giorni nostri è l’incisione di una pistola a tamburo rinvenuta quasi sul ciglio della grande cava sottostante che non può essere più vecchia di 150/180 anni.

Roccia della Stele

Nelle immediate vicinanze della sommità e a pochi metri dalla fossa si trova una roccia che somiglia a una stele (lunghezza 3,2 m x 0,50 larghezza) in posizione orizzontale sul terreno. Il corpo ha la forma di un parallelepipedo regolare poi si restringe per poi nuovamente allargarsi a formare quella che potrebbe essere la testa. La somiglianza a una stele antropomorfa è evidente. Su di essa sono presenti sedici fori, realizzati con la stessa tecnica della roccia sottostante, uniti da rivoli e da due coppelle anch’esse unite al reticolato ma non forate. Nella parte che possiamo considerarla la base è incisa una figura antropomorfa maschile (cm 15 x11) e i canaletti sembrano circondare la figura stessa. Al momento la roccia non è stata indagata con riferimenti astronomici come abbiamo eseguito alla roccia dei fori situata più in basso, alla foce tra il monte Cotrozzi e il Moriglion del Penna.

La figura antropomorfa incisa sulla roccia della Stele

La figura antropomorfa incisa sulla roccia della Stele

C’è chi sostiene che possa rappresentare un grande fallo, tesi supportata anche dal recente ritrovamento di un petroglifo vicino alla “testa” a forma di fallo estremamente corroso e parallelo alla “stele”. Un’indagine preliminare fa pensare che sia stato realizzato con strumento litico.

Riparo sotto roccia

Si apre alla destra della traccia del sentiero poco prima di arrivare alla foce. Si nota un muretto realizzato con pietre a secco e quasi totalmente franato. Il riparo è angusto e solo nella parte destra, in leggera discesa, è più praticabile, Si notano tracce di nero fumo alle pareti testimonianza che quella era la zona della “cucina”. Sulla volta ci sono graffiti lineari e reticolati associate a date del 1600. Le incisioni più evidenti sono tutte scalfite su una parete molto inclinata proprio davanti all’ingresso del riparo.

La paretina istoriata del riparo sotto roccia

La paretina istoriata del riparo sotto roccia

Nella parte alta, da sinistra verso destra, si nota: figura di “omino”, senza braccia e con un copricapo a cilindro, che cammina; piccolo cerchio puntato; figura di “donnina” con gonnellina anch’essa senza braccia: piccolo cerchio puntato; croce latina con base triangolare. Nella zona inferiore: “stivale” con punta girata a destra con segni indecifrabili e una lettera S più evidente; “scarpa sempre girata a destra con un tacco altissimo; figura incisa con tecnica puntiforme di non facile lettura che potrebbe rappresentare una statua (sacra?) a cui è stato aggiunto successivamente, e molto rozzamente, i piedi. Difficile dare un orizzonte temporale a queste particolari incisioni. Probabile che siano state realizzate in epoche diverse a partire da quando nei primi secoli del cristianesimo si ha documentazione della presenza di molti eremiti sui monti Pisani.

Roccia dei Tuffatori

La grande e liscia roccia affiorante dal terreno si trova a meridione poco prima di arrivare al taglio della grande cava oggi dismessa.  Le incisioni presenti sono due antropomorfi con le gambe e le braccia arcuate associati a una piccola vaschetta quadrata.

La roccia dei “tuffatori, probabilmente i petroglifi più antichi del sito

La roccia dei “tuffatori, probabilmente i petroglifi più antichi del sito

Si tratta probabilmente dei petroglifi (una vera e propria scena) più antica del sito di monte Cotrozzi. Alla destra della vaschetta troviamo la prima figure mentre la seconda è scolpita in alto nell’angolo sinistro e sembra spiccare il volo. L’immagine della scena ricorda i due tuffatori dipinti sulla parete di una tomba nella necropoli di Monterozzi (Tarquinia) con un forte “simbolismo legato alla morte, all’ultimo viaggio”.

La roccia del Cinghiale e la pietra del Cervide

Da un saggio scritto dal Prof Guglielmo Lera (1979) si ha notizia che nel prato, alla sinistra del sentiero in salita che conduce alla foce, su di una pietra affiorante dal terreno, è inciso il corpo di un Cinghiale (comunicazione personale di G. Lera) di discrete proporzioni e che nei pressi del piccolo riparo sotto roccia, poco prima della foce, fu notata una testa e collo di animale (Cervide?) incisa su una pietra erratica.
Un recente sopralluogo effettuato nelle zone indicate non ha permesso di individuare le incisioni sopra descritte. È probabile che la prima roccia sia nascosta tra i fitti arbusti e che la pietra erratica sia stata trafugata.

Sintesi delle ricerche 2016 – 2017

Nei pressi della vetta del Moriglion di Penna sono state scoperte e documentate altre interessanti testimonianze rupestri: una grande coppella associata a una figura antropomorfa dello stesso stile di quelle presenti sulla Roccia dei Tuffatori e della Stele situate a quota inferiore. Nei pressi di una vecchia cava membri del Gruppo Archeologico Pisano hanno segnalato la presenza di incisioni rupestri nei pressi di una piccola cava di pietre di calcare ceroide molto usata localmente per la costruzione dei numerosi muretti presenti sulle pendici basse del Moriglion.

Uno dei “Soli” incisi sulle rocce del nuovo sito alla Cava bassa

Uno dei “Soli” incisi sulle rocce del nuovo sito alla Cava bassa

Una particolare figura di un sole, alcune figure umane, delle lettere e una possibile data sono i segni immediatamente riconoscibili. Successivamente il gruppo Terre Alte con la preziosa collaborazione di Gabriele Panigada, Domenico Panigada e Sergio Brogioni hanno continuato l’esplorazione e lo studio del sito e, dopo avere pulito le rocce e realizzato un accurato rilievo a contatto, sono venuti alla luce un altro grande sole, una torre con bandiera tipica delle torri d’avvistamento che fa desumere che possa trattarsi del disegno di quella probabilmente ubicata sulla vicina vetta del Cotrozzi.

La roccia del Pugilatore

La roccia del Pugilatore

Le figure umane sono state lette con precisione: la prima è una specie di pupazzo dalla grande testa rotonda e con le gambe che assomigliano molto a delle antiche statue ritrovate in Sardegna. Un vero e proprio mistero. L’altra figura umana rappresenta un uomo in atteggiamento da pugilatore in combattimento, cosa questa, che lo rende un unicum non solo per la Toscana ma sull’intero territorio nazionale. Un’attenta analisi delle tecniche incisorie fa pensare a tre diversi momenti incisori a partire dalle incisioni del Soli, di particolare tipologia, seguito dalla torre e infine dalle figure umane e dalle lettere, probabili iniziali di nomi, compresa una scritta in corsivo che raramente viene identificata sulle rocce. È probabile, ma non certo sicuro, che le incisioni siano opera di chi lavorava in queste cave dall’epoca medievale fin quasi ai nostri giorni. Molto lavoro resta da fare e nel prossimo anno non mancherà l’occasione di approfondire lo studio dei nuovi segni alla cava bassa del Moriglion e di approfondire l’ipotesi astronomica della roccia dei “fori”.

Conclusioni

Questa in breve la sintesi di quanto si conosce dell’unico sito di incisioni rupestri della zona dei Monti Pisani e come ebbe modo di sottolineare il Prof. Michelangelo Zecchini a conclusione di un suo lavoro presentato al 1° Congresso di Archeologia “La Toscana settentrionale dal Paleolitico all’alto medioevo” non vi è dubbio alcuno che il complesso di Monte Cotrozzi assume una grande importanza etnografica e storica” e che proseguendo le ricerche altri “tasselli” importanti potrebbero essere scoperti per una migliore comprensione del mosaico di un affascinante passato più o meno lontano.
Bibliografia

 

 

Bibliografia

Gruppo Archeologico Pisano
Sito Web: http://www.comune.pisa.it/gr-archeologico/musvir/rawt/cotroz.htm

Maggiani A.
1976 Incisioni rupestri a Monte Cotrozzi – Giornale storico della Lunigiana e del territorio Lucense

Panigada G. – Simonetti R.
2011 Stelle di pietra – Le incisioni rupestri di Monte Cotrozzi e le origini di Lucca, Massarosa, Giovane Holden Edizioni

Sani GC.
2009 I Segni dell’Uomo – Incisioni rupestri della Toscana, Empoli, Editori dell’Acero

2016 La Memoria della Roccia – nuovi siti con incisioni rupestri sulle montagne toscane, Lucca, Tra le Righe Libri

Zecchini M.
1978 Incisioni rupestri su Monte Cotrozzi (Lucca) – Atti del I Congresso Archeologia “La Toscana settentrionale dal Paleolitico all’alto medioevo”

 

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